| ||
UNA VITA TANTE STORIE
| ||
Cappello
Fin da piccola mi sono posta alcune domande che non hanno risposta: da dove vengo? a chi appartengo? chi sono? sono domande che possono sembrare banali o legate alla mia condizione fisica ma non è così. Mi sono sempre chiesta cosa c'era prima di me, da dove veniva chi mi ha voluta. A quale luogo mentale appartengo? Mio padre, mia madre, le loro città, Montegalda stessa sono stati il principio della mia vita, ma sento di venire da molto più lontano forse da un altro pianeta; in me ci sono tanti interessi che non trovano una corrispondenza familiare. Tutte queste cose mi fanno pensare che sono anche figlia di un mondo senza confini geografici e nel contempo figlia di un'infanzia che mi ha fatto essere la donna che sono. Ma troppe domande rimangono insolute e allora ho pensato di cercare le risposte nelle storie della mia complessa famiglia. Ho forse ereditato qualcosa del D.N.A. dei miei antenati provenzali? Chissà se loro amavano scrivere poesie, se amavano il bello, il colore, i fiori, la natura... insomma le cose che piacciono a me? Chissà se erano celti, tutto è possibile. Io sono molto appassionata di erbe e di piante di ogni genere. Che ci sia lo zampino di nonno Oreste in tutto questo? Nonno Oreste veniva da una famiglia di farmacisti: che questo abbia influito sul mio interesse per le piante? Forse sì, forse no. Forse è stato il mio vivere in campagna, chi lo sa? Sono forse state le fantasticherie stregonesche raccontatemi da Rita di Vó di Brendola ad aver agito da forza motrice per la mia curiosità? Oppure sono tutte queste cose messe insieme ad aver stimolato la mia mente? La mia anima non sembra tormentata ma lo è perché tutte queste domande non mi fanno esser tranquilla.Io amo definirmi una mente pensante non una persona perché così mi vede la gente che mi sta intorno. Naturalmente non i miei amici veri perché quelli mi considerano come donna e come persona! Ma sono pochi quelli che la pensano così. Vedete quante domande mi pongo.
La Chiara che voi conoscete, da piccina ha sempre sentito il bisogno di raccontarsi favole. Ho tante cose da dire ma non so dove né come le vado a trovare. Sembra quasi che tutto voglia parlare di un passato da raccontare, ma io che posso raccontare se non quello che ho sentito fabulare? Mi sarebbe più facile raccontarmi per quella che sono stata e per quella che sono attraverso ciò che provo, ma quello che mi appartiene sarebbe un mondo di tristezza mescolato all'allegria che ha sempre un bambino o uno sciocco oppure un incosciente o ancora uno dotato di un carattere gioioso.
|
||
Conclusione
Scende ancora la neve ed io sono qui davanti alla finestra a ricordare le mie domande iniziali. Forse sono riuscita a dare qualche risposta alle mie molte domande, certo è che ho cercato di ricostruire un'epoca, un mondo scomparso per sempre, ahimé! Un'epoca dove si poteva ancora sperare di avere una vita serena e tranquilla. Certo con questa vita frenetica si può solo ricordare con rimpianto il bel mondo antico dove la tranquillità era di casa. Ora questo solo rimpiango: non essere più figlia di quel tempo! Di quel tempo che permetteva anche molte ipocrsie oggi meno facili! Credo di aver dato a me stessa delle risposte significative sul mio passato e sul mio futuro, sugli amici vecchi e nuovi su chi mi crede una mente pensante, cioè quasi un robot senza un cuore, né un passato né futuro. Da queste risposte è emerso
che io un cuore ce l'ho e che dev'essere tenuto a bada. Ho scoperto che ho un passato, un presente e un futuro. Ma intanto la neve si è sciolta e ha sciolto anche il mio ghiaccio interno, quello che mi faceva pensare di provenire da un altro pianeta. Ora so di appartenere a questo mondo. Di essere stata voluta da mio padre e da mia madre. Di avere molti amici anche se alcuni non mi hanno meritata o forse non mi hanno capita. Non sono venuta da qualche galassia sconosciuta: sono uno di voi, e questo mi conforta! Ecco, questo libro mi ha fatto pensare e riscoprire me stessa e le mie radici più profonde.
| ||
I RACCONTI DELLA SIGNORA CIUFFETTO
Montegalda, 28 maggio 2005
Cari lettori,
***
Brano estratto da un racconto del libro
Compito a casa
|
||
UN CUORE VIAGGIATORE - BADANTI | ||
UN CUORE VIAGGIATORE: Quello che sto per raccontare è una delicatissima storia d'amore...
| ||
2019: MIKY. IL MIO CANE. | ||
Questa è la storia di Miky il mio Cane, un piccolo meticcio che alla mattina mi dà il buongiorno con una serie di leccate, in particolare preferisce la bocca che poi devo lavarmi; è di colore bianco e marrone, sì è tutto pezzato ed ha il pelo morbidissimo tanto tanto, è tutto pieno d'amore per me. L'ho preso in una famiglia in un paese non molto lontano dal mio. Quel giorno che l'ho preso l'ho battezzato sulla porta del mio furgone e gli ho detto che "tu da oggi ti chiami Miky", che vuol dire "mio di me" in greco. Certo mi ha fatto un certo effetto sentire quel corpicino che si abbandonava nelle mie braccia e faceva un sonno profondo, sicuro di essere arrivato in porto. Per me è stato un abbandonarsi al sicuro, non importava chi ci fosse intorno, per lui contavo io e solo io, anche le badanti avevano un certo peso, ma non più di tanto. Miky era solo mio, difatti faceva piccoli salti per venire in braccio ma bisognava aiutarlo, spesso mi leccava e mi lecca tutt'ora e con il tempo, crescendo, è diventato possessivo nei miei confronti, gli amici non possono avvicinarsi a me perché lui abbaia e cerca di difendermi. Ho scritto per lui due piccole poesie, in una ho cercato di immedesimarmi nel cane ed esprimere le sue emozioni viste da cane; ecco qua le due poesie Difesa e Bastardino.
| ||
«« indietro |
||