FILASTROCCHE, NINNE NANNE, TIRITERE, DETTI POPOLARI

»»


 
LE CANZONI DELLE FATE

Canzone della Fata Tasso
Qui, sullo scuro Tasso maestoso,
c'è una grande meraviglia,
dove le bacche, nel verde gioioso,
sono rosea famiglia.
Sul ramo siedo e sto, pensosamente,
giovane oppure antico:
cento o duecento anni, non son niente
per un Tasso io dico.
Penso e ricordo di quel tempo antico
e vedo nel passato,
tanti arcieri di fronte al nemico,
con l'arco ben curvato.

Canzone della Fata Croco
croco allegro, nuovo e d'oro,
malva e porpora in gran coro,
croco, coppa luminosa,
schiera che ride festosa,
con la fiamma che s'accende
quando il caldo sole splende :
Primavera è cominciata.
Canta e danza ogni fata:
"Primavera è ritornata!"

Canzone della Fata Digitale
"cosa vedi digitale? "
Vedo il bosco
freddo e verde,
e vedo l'ape.
Ehi, bel bimbo,
io ho del miele,
qui per te!
"Cosa vedi, digitale?"
Vedo felci
e, fra i rami dell'estate,
la gran luna
e le danze delle Fate.

Canzone della Fata Scambiosa
crespati cuscini di spilli riempiti,
per piccole dame e per fare con velo,
O bei ballerini di gemme fioriti,
ondeggiano i fiori su esile stelo,
S'inchinano al prato, gentili e compìti,
salutan farfalle che volano in cielo.

Canzone della Fata Lillà
Fiori bianchi di biancospino
e poi il biancospino più rosato,
il morbido Liburno che vicino,
qua e là il suo oro ha spruzzato:
l'amato mio lillà,
mai io voglio cantare il bel lillà gioioso,
di cui vadano orgoglioso!
io lo amo talmente
che non saprei affermare
Se è affascinante
da guardare e annusare.

Canzone della Fata Sorbo Rosso
un tempo, ha numero magico, pensato,
pieno l'incanto è grazia,
vicino ad ogni porta ero piantato,
contro ogni disgrazia.
Ora nessuno teme malasorte,
mai io sono presente:
dai rami le mie bacche si sono sporte
e dico allegramente:
"Venite, merli, il mio rosso v'invita,
insieme a figli e figlie,
al banchetto più ghiotto della vita?
Le rosse meraviglie."

Canzone della Fata Fusaggine
le mie bacche le vedete,
dal tramonto colorate?
Ci sia un fuoco voi credete?
"Un incendio!" Voi pensate?
Rotolando aprendosi e mostrando
semi rossi ed arancione,
già le foglie sto perdendo:
vien la fredda stagione.
Se le fate ascolteranno
Breve in basso ninnenanne ascolteranno
Ma in autunno torneranno
E io rossa sempre torno!

Canzone della Fata Vitalba
Ecco dove i folletti si nascondono,
ecco dove si ficcano e rannicchiano,
dove, di sera, rapidi si tuffano,
dicono buonanotte e s'addormentano!

Canzone della Fata Mora
ho grappoli di bacche fitte e nere
per il ricco o il povero, a piacere,
ti strapperò il vestito, graffierò,
alle tue mani mi appicciccherò.
Ti macchierò le dita e la faccia
e riderò per la tua figuraccia.
Ma quando sarò fatta in marmellata
la tua fatica sarà ben pagata.

Canzone della Fata Albero di Natale
l'albero di Natale era nato
e stava all'aria aperta:
mai e poi mai che i suoi rami avrebbero indossato
la luce: lui pensa,
che pigne brune avrebbe portato.
Oh, piccolo abete! La festa
ora è così lontana,
e in questa casa, dai piedi alla testa,
ti hanno ornato i rami
di palle colorate, carta crespa,
candele illuminate,
perché è Natale: una grande festa!
Una bambola fatta sta lassù
fino al sonno dei bambini,
per lei (ora è vivente!) viene giù
scivolando fra i rami.
Che grande meraviglia,
albero illuminato sei tu!

Canzone della Fata Tiglio
correte, api, volate alle piante
dove il tiglio ha appeso i suoi tesori,
venite, svolazzate, api ronzanti,
venite a gustare il dolce fiore!
Pronto è il banchetto, gli ospiti invitati,
Sotto ogni petalo il miele sta nascosto,
le gocce dolci brillano in quel posto,
l'aria è piena di tigli profumati!
Ma presto questi pallidi e bei fiori
sotto la foglia-vela se ne andranno,
andranno via quei piccoli sapori:
Volate, api, finché lassù stanno!

Canzone della Fata Ippocastano
io ho castagne splendenti,
che gran gioia sono,
ricchezze da regnanti
da dare ai bimbi in dono.
Con le faccine in su,
stanno intorno alla pianta:
le vorrebbero giù,
ch'io sia qui non conta!
E per poterle avere,
picchiano sulle piante,
sin le fan cadere:
che gioco divertente!
ma se io son colpita,
divento nera e blu:
sì, bambini, ho capito,
ora le butto giù!


 
DIALETTO DI MONTEGALDA

Acqua corriva = acqua corrente.

 

Aqua de risela = linfa delle viti adoperata per eliminare le pane (lentiggini).

 

Albara = pioppo bianco in genere, dal latino medievale "Albarus" = bianco .

 

Albio = trogolo, abbeveratoio di pietra, dal latino "Abeus".

 

Aneloti-Bucoloti = acconciatura delle bambine e delle ragazze, raramente delle donne, formata da lunghi riccioli detti anche “Bocoli” trattenuti sulla nuca e che incorniciano il viso.

 

Ara = aia, ampio riquadro, quasi sempre di mattoni, presente nel cortile delle grandi case di campagna o delle cascine agricole.

 

Arare = rivoltare la terra col “versaóro” o “raboltin”.

 

Bagola = frutto del Bagolaro, dal latino "bocala", piccola. I semi di questo frutto per la loro durezza venivano impiegati per fare i grani delle corone del Rosario e da qui il nome “albero dei rosari”, celtico "Celtis australis". Detto anche Spaccasassi, Bagolaro, Pepolaro, Perlaro.

 

Bagolare = tremare dal freddo.

 

Bala = sbronza, ciuca; anche balla di fieno o di paglia; "Bala” anche nel gioco delle bocce.

 

Balansa = bilancia, anche “stadera”, bilancia a due piatti uguali su cui si mettono i pesi da un lato e sull'altro il materiale da pesare.

 

Bissa = biscia, dal latino popolare per il classico “bestia” che indicava bestia nociva in generale. “El se ramena come 'na bissa” è riferito a persona subdola e infida che si divincola come un serpente.

 

Boarìa = grossa stalla di bovini, anche “stala” a Venezia.

 

Bóte = botte da vino della capacità fissa di 9 ettolitri.

 

Bruscandolo = germoglio del luppolo di cui in primavera si mangiano le cime in risotti e frittate.

 

Brusco = pianta spinosa il cui germoglio è commestibile; ramoscello, dal latino "ruseun", pungitopo, incrociato con il Gaelico "scopa", Erica.

 

Brustolin = sapore di bruciaticcio che prende un cibo durante la cottura quando una parte rimane attaccata al fondo del recipiente.

 

Bufeto = comodino armadietto che si tiene presso il letto, dal latino “buffet”.

 

Buganse = geloni, forse da buca, per effetto di ulcerazioni "buca = bocca", derivante dal latino.

 

Calivo-Caligo-Caigo = nebbione, nebbia ghiacciata dal latino "Caligo", fumo o nebbia.

 

Caneva = cantina, dal basso latino "canaba".

 

Caponara = specie di gabbia a campana, costruita con rami di salice o di castagno, ontano, nella quale si custodivano i capponi o la chioccia con i pulcini.

 

Caregoto-Caregon = sedile alto per bambini piccoli, dal greco "cathedra".

 

Cocon = chignon, crocchia di capelli o di trecce di capelli morbidamente annodati dietro la nuca.

 

Criare-Sigare = gridare, urlare; lamentarsi; “sigare le crusiate”, espressione che risale al tempo in cui si brandivano le crociate.

 

Cuciaro = cucchiaio, dal latino "Cochleariun", dal greco "kechliaras". Cucchiaio, forma diminutiva di “kachlias” = chiocciola perché in origine questo tipo di posata era adatto a mangiare le chiocciole in quanto era munita di una punta che serviva a estrarre l'animale dal suo guscio; Cuciarà = cucchiaiata.

 

Cuna = culla, dal tardo latino “cuna”.

 

Desavìo = insipido, dal basso latino "desapidus".

 

Farsora = padella di ferro per friggere. Dal latino "frixoria"da "frixcus" participio passato di friggere.

 

Fassìna = fascina, dal latino o "fascis".

 

Fassinaro = catasta di fascine a forma di pagliaio.

 

Fassinèi = piccole fascine di legno di olmo, non di acero e di salice, un tempo preservavano il bosco dai bruchi .

 

Fogo = fuoco, dal latino "focus", propriamente per focolare; secondo una credenza i bambini non potevano toccare la catena del focolare altrimenti orinavano a letto.

 

Fosso = smaltimento della stalla, fossato per le acque.

 

Ganassa = mandibola, mascella, dal latino “ganetlus” e guancia dal greco "gratos" .

 

Gheba = Gabbia di legno fatta a pioli e assicelle per gli uccelli; al latino "cavea".

 

Infrusinà = sporco di fuliggine.

 

Insende = essere amaro, bruciare; "insende come torsego" = amaro come veleno.

 

Liscia = acqua unita a cenere per fare il bucato; detersivo in genere, dal latino "liscivia" = bucato, da "liux, "licis".

 

Panaro = piano su cui si versa la polenta calda, dal latino “panariun", del pane.

 

Pomare = maturare (da pomo), maturare lentamente (“el se pomá”, riferito a un ragazzo giunto a maturità.)

 

Ponaro-Punaro = pollaio, dal latino “pullus”.

 

Pua = bambola dal latino "pupa" = bambina, putta; anche riferito a bambina o donna dai lineamenti perfetti. Anticamente “pavola”; fantoccio fatti di cenci vestito da donna, un vero trastullo per le fanciulle.

 

Racola = strumento fanciullesco di legno formato da un'asticella con lamina a contatto con una rotella dentata: facendo girare lo strumento come un’elica si produce un rumore simile a quello di una raganella; si usava nelle sagre e nelle chiese il venerdì santo, in luogo del campanello e delle campane che tacciono in segno di lutto e infine per fare la battarella agli sposi anziani.

 

Radecio-Radicio = radicchio, cicoria; dal latino “radicula”.

 

Ramponsolo-Rampussolo = Raperonzolo, dal latino medievale “Rapuniun”, derivato dal latino “Rapum” cioè rapa; campanula-radice bianca filiforme che si mangia intera in insalata.

 

Respise -Respice = ricetta medica, dal latino “respicere”, guardare, per "l'occhio addosso".

 

Rovejare = avvinghiare, avvolgere, dal latino “Evilia".

 

Roejo = groviglio.

 

Salbanelo-Sabanelo-Sanguenelo = folletto vestito di rosso dal latino "Silvano", Dio dei boschi. Secondo una leggenda questo folletto rubava ai contadini e fu condannato a portare sulle spalle una fascina camminando sulla luna; durante le notti di plenilunio si vede infatti la sua figura disegnata sul nostro satellite (le macchie lunari).

 

Salgaro-Stroparo = salice da vimini. In latino popolare “Salicaris”.

 

Sambugaro = sambuco (Sanbuceus Nigra), dal latino “sambucus”.

 

Sbessola = mento,anche Barbeossola, Barbirolo, Scafa; di origine onomatopeica che è in effetti un modo di fare di chi ha difetti di pronuncia e che porta il mento in avanti.

 

Scarsela = tasca; nome di un'erba commestibile (così chiamata per la sua forma); nome in origine scherzoso, deriva infatti da “scarso”.

 

Scartosso = cartoccio della parrocchia di granoturco.

 

Scartossare = levare il cartoccio alla pannocchia di granoturco.

 

Scataron = torsolo della verza o della frutta; termine che viene usato anche per le canne palustri intrise di acqua, forse da qui il nome dato al torsolo della pannocchia di grano turco.

 

Scavolare-Scagolare = sgranare il granoturco o levare i grani da un baccello vuoi di piselli o di fagioli.

 

Sciafa-Sciafón = schiaffo-schiaffone; voce onomatopeica dall'imitazione del rumore prodotto dallo schiaffo. Sciafa manroversa = schiaffo a man rovescia.

 

Scoa = scopa o ramazza; mazzo di fusti o fili di saggina legati insieme.

 

Scoassa = pattume; “El xe na scoassa” (dicesi di un uomo finito).

 

Scoassaro = letamaio, immondezzaio.

 

Scoato = piccola scopa, scopino; “Furbo come un scoato da cesso” = completamente stupido.

 

Secio = secchio, dal latino “situlus”.

 

Senare = cenere,  dal latino "cinris", in greco “fonicis”.

 

Sercio = cerchio, dal latino "circulus".

 

Sgalmara = calzatura brutta usata con fondo in legno; corruzione di "dalmata" perché usata in Dalmazia; questa calzatura simile agli zoccoli olandesi aveva il fondo generalmente di faggio o di altro legno duro, la tomaia era in pelle e molte volte veniva inchiodata al legno usufruendo della pelle di vecchi scarponi onde evitare la rapida usura del legno; le sgalmare venivano imbrochettate o veniva inchiodato sul fondo un pezzo di copertone di bicicletta che eliminava il fastidioso rumore dei passi; erano calzature utilizzate dai contadini dei luoghi montuosi e sassosi.

 

Sguasso = sguazza-pantano-acquitrino-rugiada terreno coperto artificialmente di acqua per la caccia degli uccelli.

 

Sigoloto = zufolo, dal  latino “sibilare", fischiare.

 

Spesiale = speziale, farmacista; forma acquisita dal latino “specialis – species” = spezie, droga.

 

Squatarare = sciacquare o malmenare.

 

Straco = stanco dal longobardo “strak” = stanco pesante; “la xe na festa straca” = fiacca; “el xe straco co' gnente” = si stanca con un nonnulla.

 

Striga = dal latino “stric,strigés,striuges”, dal greco “strigo”; uccello notturno che si credeva succhiasse sangue ai bambini dormienti.; è anche detto di colui o colei che crede di fare magia; “aver visto la stria” = essere stato in punto di morte"; Striá = stregato, ammaliato. Striare = stregare, gettare in malocchio (azione malefica e vergognosa e ridicola.)

 

Suca = zucca, testa (etimologia discussa secondo alcuni è fatta dal tardo latino “cucutia” attraverso una forma co-zucca-Suca).

 

Sucolo = zucchino, testa dura, da zucca o “Suca”.

 

Sufiáre = soffiare, buffare, dal latino "sub" (sotto) e "flare" (spirare).

 

Sufion = forte soffio.

 

Tola = asse di legno, dal latino "tabula”, tavola-tavoletta da scrivere.

 

Trodo = il sentiero, viottolo, sentiero dell'orto.

 

Usso = porta, dal tardo latino "ustion" per "ostium".

 

Vanesa = aiuola dell'orto, modesto riquadro di terra destinato a fare colture.

 

Vecia = vecchia che sta per Befana, vecchio o vecchia, in latino “vetulus”, dimiutivo di “vetus”.

 

Versaóro o Raboltin = parte dell'aratro che rovescia il terreno (vomere), dal latino "versorum".

 

Vin = vino; Vin coto = vin brulé; Vin de pomi = sidro ottenuto dalla fermentazione delle mele (Valle del Chiampo).

 

«« indietro

torna alla presentazione chi sono e cosa ho scritto leggi i miei scritti i miei scritti su Montegalda guarda la mappa del sito mandami un'e-mail